Don Aldo Mei


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Don Aldo MeiDon Aldo Mei
(Ruota, 3 marzo 1912 - Lucca, 4 agosto 1944)

Tomba di Don Aldo Mei L'arcivescovo Italo Castellani alla tomba di don Aldo Mei a Fiano
in occasione della visita pastorale del 7 aprile 2011

Introduzione

Cap. 1: Chi era Don Aldo Mei

Cap. 2: La vita parrocchiale a Fiano al tempo di Don Aldo

Cap. 3: La vita spirituale di Don Aldo, la fede totale e radicale in Gesù Cristo

Cap. 4: Alla scoperta di testimonianze su Don Aldo, il racconto di Marco Mei

Cap. 5: La testimonianza su Don Aldo di Don Carlo Pieretti

Cap. 6: Suor Alda ricorda Don Aldo

Cap. 7: Il racconto su Don Aldo di fratel Arturo Paoli

Cap. 8: Fiano e Loppeglia ricordano Don Aldo

Cap. 9: Conclusione degli “autori”.

Note



Introduzione (Ilaria Donati)



Perché questo lavoro su Don Aldo Mei?

Alla fine dell'anno catechistico 2007 - 2008, Elisa, Michele e Veronica mi proposero: “Perché non facciamo una ricerca su Don Aldo Mei?” Immediatamente ho risposto sì perché la figura di questo sacerdote martire mi è rimasta impressa da quando, bambina, la mia nonna paterna mi ha raccontato di lui.

La sua testimonianza di discepolo di Gesù Cristo, fino a donare la sua vita, ha un valore immenso prima di tutto per coloro che, abitando qui, nella sua terra d’adozione, sono sicura desiderano approfondire il suo stile di vita e trarne ispirazione per la loro esistenza quotidiana.

Dunque, con l’assenso del Parroco di Fiano, Loppeglia e Torre, Don Vincenzo Del Sarto prima e Don Rodolfo Rossi poi, per buona parte dell’ anno catechistico 2008/2009, abbiamo concentrato i nostri sforzi sulla ricerca di testimonianze, scritte e orali, su D. Aldo: leggendo e comprendendo i documenti tratti da pubblicazioni varie che ci facessero conoscere la sua personalità, la sua grandezza di uomo e di cristiano; ricercando nei Vangeli passi significativi che potessero accostare gli atteggiamenti e i comportamenti di D. Aldo a quelli di Gesù sui quali poi riflettere; incontrando e ascoltando il racconto su di lui del pronipote Marco Mei. Il materiale raccolto, quindi, è stato ordinato per farne un breve e semplice resoconto scritto, frutto del nostro impegno a capire quanto e come un uomo, alla luce della fede in Gesù Cristo morto e risorto e con l’aiuto dello Spirito Santo, possa con coraggio e consapevolezza mettere in pratica fino in fondo il comandamento Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente ed il comandamento Amerai il prossimo tuo come te stesso, santificandosi.

Ilaria Donati, settembre 2009



Cap. 1
Chi era Don Aldo Mei


In casa di Antonio Mei, a Ruota (LU), sta per affacciarsi una nuova vita.

“Un bimbo…. – augura il babbo – perché possa essere di aiuto agli altri, Basilio e Giuseppe, nella coltivazione degli ulivi e delle viti”.

“Un bimbo…. – consente mamma Assunta – affinché l’educazione dei figli sia più uniforme”. Poi prega: “Madonna santa, se sarà un bimbo lo consacrerò a Te!”.

“Il mio Aldo – dirà poi Assunta – era assai bello. Aveva un visino delicato e pallido incorniciato da riccioli d’oro. Temevo per la sua gracilità, ma d’altra parte, ero felice giacché si dimostrava così buono e tutti me lo invidiavano!”.

Ancora la madre: “A tre anni, capitava che Aldo facesse le bizze, pur mostrandosi poi pronto a domandare perdono. A cinque anni, invece, mi chiedeva addirittura di fare insieme qualche fioretto. E quando accadeva che io gli osservassi che non avevo il tempo per accontentarlo mi rispondeva che egli ne avrebbe fatti anche per me”.

“Un giorno fu vestito da angioletto per spargere fiori davanti all’ostensorio, nella processione del Corpus Domini. Durante il percorso mi guardò e mi sorrise. In quello sguardo e in quel sorriso ci capimmo nel modo più profondo e quello che segretamente ci dicemmo non si può ripetere a parole”.

Mamma Assunta racconta ancora:

“Non ho potuto mai notare in lui una bugia o una disobbedienza.

“Lo trovavo, invece, qualche volta, in camera inginocchiato sul pavimento, assorto con gli occhi fissi all’immagine della Madonna.

“Mi commuovevo a quella vista, rimanevo confusa pensando alle mie povere preghiere…..”. (1)



La vita


  • 3 marzo 1912: nasce a Ruota, Comune di Capannori (Lucca) e lo stesso giorno riceve il Battesimo;
  • 24 giugno 1919: riceve il sacramento della Cresima;
  • 1921: riceve la Prima Comunione;
  • 1925: entra in Seminario a Lucca;
  • 1934: è ordinato Diacono;
  • 29 giugno 1935: è ordinato Presbitero;
  • 3 agosto 1935: è nominato Parroco di Fiano;
  • 14 agosto 1935: fa il suo ingresso a Fiano;
  • 2 agosto 1944: è arrestato, nel corso di un rastrellamento tedesco, subito dopo aver celebrato la Messa nella chiesa di Fiano. Rinchiuso nella “Pia Casa” di Lucca, viene processato dal comando tedesco della città con l’accusa di aver dato rifugio a un ebreo. Riconosciuto colpevole, è condannato a morte. La sera del 4 agosto 1944 è condotto a piedi, fuori dalle mura di Lucca vicino a ‘Porta Elisa’, costretto a scavarsi la fossa, ucciso con colpi di pistola. (2)


Veronica



Cap. 2
La vita parrocchiale a Fiano al tempo di Don Aldo Mei



La permanenza di D. Aldo a Fiano va dal 1935 al 1944.

Giuntovi, prende subito contatto con tutte le famiglie della parrocchia.

Convoca il Gruppo Donne di Azione Cattolica e i Giovani dell’Associazione “Pio XI”. L’Azione Cattolica (A.C.) era sorta qualche decennio prima con l’intento di formare ed educare cristianamente i suoi membri, suddivisi in vari rami: Donne, Uomini, Giovani donne, Giovanetti, Fanciulli e Fanciulle, Beniamini e Beniamine, Piccoli….

Don Aldo vuole vivacizzare l’A.C. esistente a Fiano e ampliarla, vuole darle nuovo impulso.

La vita della parrocchia di Fiano è intensa, sollecitata com’è dallo zelo e dall’impegno di Don Aldo, il quale trasmette instancabilmente ed entusiasticamente la sua passione a chiunque sia sensibile al richiamo dell’amore verso il Signore e il prossimo.

D. Aldo esorta i Giovani e le Giovani, i ragazzi e le ragazze, le donne e gli uomini a riunirsi periodicamente e a formarsi sotto la sua guida, a pregare per le diverse cause, ad accostarsi al SS. Sacramento e ad adorarlo, quindi a mettere in pratica l’insegnamento evangelico ricevuto, in ogni circostanza.

L’indefessa attività di D. Aldo, che ha come fine ultimo glorificare il Signore attraverso la manifestazione dell’amore gratuito agli altri, è tutta tesa a formare, nella parrocchia, persone autenticamente cristiane che, sull’esempio di Cristo, possano ispirare la loro vita agli ideali più alti (coraggio, fedeltà, coerenza, lealtà, generosità…) e viverli in prima persona.

E tale costante e continuo impegno del ‘pastore buono’ si rivela contagioso verso la generalità dei fianesi, specialmente i giovani e le giovani che, affidandosi alla autorevole guida di Don Mei, si lasciano travolgere dalla disponibilità di lui che ‘spende’ ogni sua giornata perché si edifichi sulla Terra il Regno di Dio Amore, si lasciano coinvolgere in tutte le iniziative prese dal loro papà spirituale.

Il lavoro di Don Aldo non conosce sosta:

- indice Giornate Missionarie, invita la comunità a pregare per l’Unità del mondo cristiano, prepara le celebrazioni della Giornata Mariana, sollecita i ragazzi a rappresentare drammi sacri; organizza la Giornata della Madre in occasione della Festa dedicata all’Annunciazione di Maria preceduta da tre giorni di preparazione che prevede anche la formazione cristiana di spose e mamme da parte del sacerdote e di una dirigente di A.C.; dà vita alla Gioventù Femminile di A.C. intitolata a Maria Immacolata, invita i membri dei vari rami di A.C. a partecipare alle gare diocesane di cultura religiosa, organizza la sezione Fanciulli di A.C. la cui formazione è affidata all’Unione Donne, invita alla costituzione della sezione Aspiranti della Gioventù Femminile affidata all’Associazione Maria Immacolata; stabilisce che siano programmate le settimane parrocchiali per i Giovani e le Giovani di A.C., sollecita alla costituzione dell’Unione Uomini, indice pellegrinaggi di ringraziamento o di penitenza;

- organizza un Asilo in parrocchia per accogliere i bambini dai tre ai sette anni: un oratorio intitolato al Sacro Cuore di Gesù, che inizierà a funzionare nel novembre del 1940; si adopera per far arrivare a Fiano il quotidiano “L’Avvenire d’Italia” e metterlo a disposizione di chiunque voglia leggerlo; crea la Biblioteca parrocchiale. (3)



Ilaria



Cap. 3
La vita spirituale di Don Aldo Mei,
la fede totale e radicale in Gesù Cristo



Avete inteso che fu detto: ‘Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico’; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori. (Vangelo di Matteo 5,43-44)

Ma a voi che ascoltate, io dico: ‘Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono. (Vangelo di Luca 6,27-28)

Gesù vuol dire: cosa conta salutare, pregare, amare solamente le persone che ti stanno simpatiche o che ti fanno del bene; se preghi, saluti chi ti sta antipatico o ti ha fatto del male, fai una buona azione.

“Amate i vostri nemici” – dice Gesù, che vuol dire: se una persona si comporta male con noi non dobbiamo fare la stessa cosa a lei. E se vuoi che le persone ti rispettino, anche tu rispettale. Bisogna amare molto i nostri nemici e il premio sarà il Paradiso.

Amare i propri nemici: è facile amare quelli simpatici e i benefattori, ma bisogna amare anche quelli che ci fanno soffrire.

Non si ha nessun merito ad amare chi ci ama, invece se fai del bene a chi non ti considera o ti fa del male, ciò ha un valore inestimabile.

Amare chi ti vuol bene è bello, però è molto più bello amare i tuoi nemici.



Elisa, Michele, Veronica



"Muoio travolto dalla tenebrosa bufera dell’odio, io che non ho voluto vivere che per l’amore". (4)

Don Aldo, come Gesù Cristo, ha saputo perdonare coloro che lo volevano uccidere. Per lui non deve essere stato facile farlo, ma si è ricordato dell’insegnamento di Gesù quando era sulla croce, quando ha perdonato i nemici.

Don Aldo, anche se delle persone lo volevano uccidere e provavano odio per lui, ha saputo perdonarle.

All’interno della Chiesa di Fiano, in alto, campeggia la scritta Io sono il Buon Pastore. Io conosco le mie pecore.

Questa frase, tratta dal Vangelo di Giovanni, cap. 10,  riferita al Signore, ci ricorda un po’ la persona di Don Aldo che, con eroismo e non a parole, è stato pastore di anime “donando la sua vita” per loro, perché voleva piacere a Dio.

Don Aldo era come il Buon Pastore, aiutava e guidava il suo gregge. Il buon pastore cammina davanti alle pecore e loro lo seguono perché conoscono la sua voce.

Don Aldo Mei è stato un buon pastore perché ha saputo ascoltare, aiutare il suo gregge nel momento del bisogno.

Don Aldo era considerato un buon pastore perché conosceva le sue pecore, le aiutava, ha “dato la sua vita” per loro.



Elisa, Michele, Veronica



Don Aldo ha messo in pratica il grande insegnamento di Gesù:

“Questo è il comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.” (Gv 15, 12-13)

L’amore che Don Aldo ha dimostrato con il “dono della vita”, è frutto della Carità di cui San Paolo dice: nella prima lettera ai Corinti al cap. 8: “La carità edifica”; nella lettera ai Galati al capitolo 5: “Mediante la carità siate al servizio gli uni degli altri”.

Nella prima lettera ai Corinti, al cap. 13, Paolo, l’apostolo delle genti, il persecutore dei Cristiani che si converte sulla via di Damasco perché Gesù Cristo gli appare, “proclama” un meraviglioso inno alla Carità.

San Paolo spiega che il mondo non sarebbe niente senza la carità, perché puoi essere un uomo colto, che sa tutto, un profeta e avere fede da trasportare le montagne, ma senza la carità, senza quella, tutto sarebbe senza significato. La carità non si vanta, non è invidiosa, è paziente e benigna, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse ma quello degli altri; non si adira, non tiene conto del male che riceve, non manca di giustizia e si compiace della Verità.

La Carità è il contrario della malvagità, la carità è l’amore di Dio.

La Carità è il dono di Dio più positivo perché con essa vuoi bene alle persone, le rispetti, non hai per loro invidia e soprattutto non ti vanti; se aiuti qualcuno non devi pensare alla ricompensa e devi esser sempre pronto a perdonare, a non amare l’ingiustizia, a difendere chi subisce un torto e per finire devi essere sempre sincero e vero.



Elisa, Michele, Veronica



Cap. 4
Alla scoperta di testimonianze su Don Aldo Mei,
il racconto del pronipote



Un pomeriggio bellissimo a Ruota


Il giorno 2 maggio 2009, con entusiasmo e un po’ d’emozione, alle tre del pomeriggio, siamo partiti da Fiano per recarci a Ruota  ad incontrare il pronipote e testimone di Don Aldo, Marco Mei (il nonno di lui Basilio era fratello di Aldo).

A Ruota, dove è nato e cresciuto Don Aldo e dove la sua salma è stata deposta per anni prima di essere trasportata a Fiano.

Una volta arrivati, Marco e la sua famiglia ci hanno accolto bene, con un rinfresco; ci siamo seduti e abbiamo iniziato con le domande.

A Marco abbiamo chiesto se gli sarebbe piaciuto essere stato come il suo prozio e lui ci ha risposto “Sì!” Senza esitare.

Gli abbiamo chiesto se si sarebbe sacrificato per gli altri come D. Aldo e lui ha detto di sì, con un po’ di esitazione: “…dopo tutto non è facile dare la propria vita per gli altri”.

Gli abbiamo chiesto cosa ne pensa del gesto del prozio e lui ci ha detto che ne va fiero perché è difficile che una persona normale faccia un atto del genere e al solo pensiero che D. Aldo ha compiuto questo gesto d’ amore si sente tanto orgoglioso.



Michele



Domande e risposte

Come si sente sapendo che suo prozio era esempio di Amore?

Sono orgoglioso di lui perché è difficile trovare una persona così altruista.



Le è rimasto qualche oggetto di suo prozio?

No, si trova tutto in un museo; ho solo il suo sangue e la pallottola che lo uccise.



Seguirebbe l’esempio di suo prozio?

Bisognerebbe essere preti, ma quel che posso lo faccio.



Ha mai conosciuto l’ebreo che suo prozio ha salvato?

No, non ho mai conosciuto purtroppo quell’ebreo.



Lei era presente quando i resti di Don Aldo sono stati portati a Fiano?

Sì, c’ero.



Le piacerebbe tornare indietro nel tempo e incontrare suo prozio?

Sì, mi piacerebbe molto.



Le hanno mai chiesto di raccontare di suo prozio?

No, dal 1987 non mi fanno più domande.



Ha conosciuto i fratelli di Don Aldo? Se sì, le hanno mai raccontato qualcosa di lui?

Sì, certo, il mio nonno e i miei prozii. Loro erano cinque fratelli: Basilio, Beppe, Aldo, Americo, Natalino. Mio nonno Basilio non desiderava parlare di Aldo, forse perché ciò lo addolorava.



Le piacerebbe che fosse dedicato un museo a suo prozio?

Sì, mi piace tutto quello che gli dedicano. Se lo merita.



Come si sente a sapere che suo prozio è un Santo?

E’ una bella cosa. Ma a lui non piacerebbe essere onorato perché voleva essere semplice.



Le piacerebbe avere lo stesso coraggio e la stessa fede di suo prozio?

Sì, anche se è dura.



Cosa pensa di Don Aldo parroco e del suo grande impegno per diffondere il Vangelo e avvicinare tutti a Dio?

A lui piaceva riunire i paesani ed era per loro una guida: il prete a quei giorni era come il sindaco. Si impegnava molto nell’andare a cercare i più lontani dalla Chiesa.



Se fosse stato nella situazione di D. Aldo sarebbe stato capace di perdonare i nemici?

Non lo so, lui li ha perdonati sapendo a cosa andava incontro.

Marco aggiunge:

Trent’anni fa, quando lo zio Natalino era vivo e abitava nella casa dove D. Aldo era nato e “riposò” fino al 1987, era un via vai continuo di persone in cerca di informazioni e in visita alla tomba di D. Aldo. Morto Don Natalino e portate le spoglie di D. Aldo a Fiano, quel via vai è finito.

Dopo tanti anni, voi siete i primi a volermi incontrare per avere notizie sul prozio.



Elisa, Michele, Veronica



Anche Linda, figlia di Marco, coetanea di Elisa, Michele e Veronica, presente e molto attenta durante l’intervista al papà il 2 maggio scorso, attaccata affettivamente alla figura dell’esemplare predecessore, ha voluto parlarci di lui.

Conosciuto solo attraverso libri e testimonianze avute in famiglia, mi sento orgogliosa di essere legata ad una persona che ha fatto della sua vita una missione di carità e di perdono.

Di carità perché nella sua vita ha aiutato sempre il prossimo senza fare distinzioni e senza mai tirarsi indietro.

Di perdono perché, anche davanti alla sentenza di morte, è riuscito a perdonare quelli che stavano per ucciderlo e a chiedere per loro il grande perdono di Dio.

E’ stato ucciso solo per aver amato come gli era stato possibile e per aver fatto il proprio dovere di prete.

Sono felice che, a distanza di tanti anni, venga ancora ricordato con strade, piazze e scuole a lui dedicate; sono felice della bella iniziativa avuta da alcuni miei coetanei, insieme alla loro insegnante di catechismo, di voler approfondire l’argomento sulla vita di Don Aldo Mei e  volergli dedicare un loro lavoro.



Cap. 5
La testimonianza su D. Aldo di Don Carlo Pieretti



Don Carlo Pieretti, parroco di Vorno nel Comune di Capannori, nato a Loppeglia nel 1927, ha conosciuto Don Aldo quando era bambino e frequentava la Scuola Elementare. Lì D. Aldo si recava settimanalmente ad insegnare Catechismo.



Don Carlo mi racconta che quel grande sacerdote ha avuto per lui un’importanza enorme, è stato l’ispiratore della sua vocazione: lo hanno colpito la generosità, la coerenza, la radicalità, la carità, il coraggio di lui, che ha considerato come un esempio illuminante da seguire.



L’ho conosciuto quando veniva a fare Catechismo a scuola. Dell’ultima lezione - riguardante il sacerdozio - a cui ho partecipato non mi dimenticherò mai. Lui disse:- Chissà se ci sarà qualcuno tra voi che sarà sacerdote… Mi guardai intorno e pensai: “Chi potrà essere: lui, l’altro, io non di certo!”.

Successivamente, scoperta la mia vocazione sacerdotale, prima di entrare in Seminario ho avuto occasione di istaurare un rapporto stretto con D. Aldo: andavo da lui ogni settimana per la confessione e lo trovavo in Chiesa, pronto a rendersi disponibile nei confronti di chiunque avesse bisogno di una parola, di un conforto spirituale; dopo l’8 Settembre 1943 – mi trovavo a casa a Loppeglia -, l’ho frequentato quasi ogni giorno per partecipare alla S. Messa o per aiutarlo. Ad esempio, la sera prima del suo arresto ero da lui per finire di compilare l’elenco delle famiglie di Fiano e Loppeglia che, per un ordine venuto dall’alto - grazie a Dio poi non eseguito -, avrebbero dovuto sfollare a Sassuolo in provincia di Modena.

Conoscendolo, fui molto colpito da Don Aldo.

Mi colpì il suo spirito di preghiera intensa, il suo continuo stare in raccoglimento a contatto col Signore: quando portava la Comunione agli ammalati lo accompagnavo e durante il percorso pregavo e riflettevo con lui sulla Parola.

Riscontrai, poi, in lui uno spiccato senso del servizio, della carità, manifestato, tra l’altro, nell’aver accolto il giovane ebreo, della cui presenza, pur frequentando assiduamente D. Aldo, io non mi sono mai accorto.

Era disponibile con tutti, senza fare distinzione alcuna, anche con i partigiani che cercava di formare cristianamente e assisteva spiritualmente.

Notai, stando in sua compagnia, anche la sua tendenza alla mortificazione e alla rinuncia. Un giorno mi invitò a pranzo e Agnese, la perpetua, gli aveva preparato gli gnocchi che a lui piacevano tanto: ne mangiò solo un paio. Quando fu raccolto sotto le mura di Lucca, dopo esser stato giustiziato, gli fu trovato addosso il cilicio.



La mattina dell’arresto di D. Aldo mi stavo preparando per andare a Messa da lui come facevo ogni giorno. Mia madre, che era stata a Fiano a raccogliere i lupini, mi disse di stare chiuso in casa perché c’erano in giro i tedeschi. Potei vedere, poi, dalla finestra, il gruppo dei rastrellati, tra cui D. Aldo, camminare verso Piè di Scesa. Poco tempo prima lui mi aveva detto, come se avesse avuto un presentimento:- Se i tedeschi mi portano via da Fiano, qui non torno più.



Ilaria



Cap. 6
Suor Alda ricorda Don Aldo



Suor Alda, al secolo Ida Migliori, è nata a Fiano 84 anni fa. A sedici anni è entrata nell’ordine religioso delle Suore “Barbantine” di Lucca, presso la cui casa madre – In V. Elisa – tuttora si trova in buona salute e in serenità.



Il 29/09/09 sono andata a farle visita, anche per ascoltare la sua testimonianza su D. Aldo, il sacerdote “buono” che le ha trasmesso, con l’esempio, l’amore per il Signore e ha suscitato in lei l’esigenza di dedicarGli tutta la sua vita.



Suor Alda ha conosciuto Don Aldo Mei quando era una bambinetta. Lei viveva a Fiano con i genitori e due fratelli.



Don Aldo veniva spesso a trovarci e talvolta restava a cena da noi per parlarci del Signore, cosa che faceva con tutte le altre famiglie del paese.

Dopo neanche un mese dalla sua venuta a Fiano – prosegue – il paese non si riconosceva più. Prima di lui la gente andava a Messa la domenica quando sì e quando no, dopo la Chiesa era piena perché Don Aldo, con la sua bontà, attirava tutti.



Le chiedo di parlarmi della sua vocazione religiosa.



A quasi sedici anni sono entrata in convento a Lucca presso le suore “Barbantine”, suore degli infermi, ultima tra tante giovani fianesi che, scoperta la vocazione religiosa grazie a D. Aldo, hanno scelto di dedicare la loro vita al Signore. La mia mamma diceva: “Come farai a stare in convento, tu che sei di bocca buona?” Ma io – continua Suor Alda – ero decisa a intraprendere quella strada.

Com’è nata la tua vocazione?

Ogni sera noi giovanette andavamo all’adunanza in canonica e una volta la settimana partecipavamo alla Giornata della Giovane; durante questi incontri Don Aldo ci parlava di tutto quello che riguarda il Signore.

La vocazione è nata in me perché ho conosciuto la bontà di Don Aldo. Lui sapeva fare ad avvicinare le persone: bambini, anziani, giovani, coloro che non frequentavano la Chiesa, con i quali era particolarmente disponibile. Questa bontà, che lo faceva amico di tutti, derivava dal fatto – dice S. Alda – che “ lavorava molto spiritualmente”, infatti, se lo volevi, lo trovavi sempre davanti al Santissimo.



E’ passato per Via Elisa, Don Aldo, con la pala sulle spalle e le braccia incrociate sul petto…… questo mi ha detto S. Alda, commossa, prima che ci lasciassimo.



Ilaria



Cap. 7
Il racconto su Don Aldo di fratel Arturo Paoli



L’incontro con Arturo Paoli



Un mese fa, io e i miei amici di catechismo, assieme a Ilaria e ad una nostra amica di Lucca, Beatrice, siamo andati a trovare don Arturo Paoli, un prete che da giovane, durante la seconda guerra mondiale, aiutava gli ebrei con un metodo ingegnoso escogitato da lui e un signore ebreo che faceva continui viaggi tra Genova e Lucca. Prendevano le banconote e le dividevano in due, di modo che su ognuna delle parti c’era un codice; ne facevano due mazzetti, uno per uno. L’ebreo distribuiva le mezze banconote agli ebrei bisognosi d’aiuto che si sarebbero rivolti a don Arturo. Lui chiedeva loro la metà della banconota per controllare che combinasse con una delle sue e così, se c’era corrispondenza, lo ospitava e gli dava da mangiare.

Sicuramente, se D. Arturo fosse stato al posto di don Aldo, avrebbe fatto lo stesso sacrificio per gli altri.



Michele, settembre 2009



Fratel Arturo Paoli è nato nello stesso anno di D. Aldo (1912).

Ha conseguito la laurea in Lettere e Filosofia ed ha insegnato nelle scuole superiori.

E’ entrato in Seminario a Lucca per studiare tre anni Teologia.

Nel 1940 è ordinato presbitero.

Divenuto sacerdote, l’Arcivescovo di Lucca lo ha destinato, insieme ad altri tre giovani preti (5), a dedicarsi all’accoglienza dei perseguitati (ebrei, antifascisti, disertori…….).

I preti di Lucca, i religiosi e le religiose, si erano messi a disposizione dell’Arcivescovo Torrini per proteggere chi era in difficoltà. Tutti noi correvamo il rischio di essere condannati a morte. Io sono vivo per miracolo.

Le due ali del Seminario – racconta Arturo – erano occupate da ragazzi di campagna che studiavano in città e, per l’impossibilità di far ritorno a casa ogni sera, dormivano lì. Gli abitanti di Lucca sapevano della loro presenza. In realtà, una delle due ali, durante la seconda guerra mondiale, ospitò gente perseguitata.

Noi “Oblati del Volto Santo” eravamo in collegamento con un ebreo, G.N. Egli, che viaggiava sempre tra Genova e Lucca, ci aveva suggerito un metodo infallibile per non cadere in trappola quando accoglievamo persone da collocare in luogo sicuro.



L’intervista a fratel Arturo Paoli



Don Aldo le ha insegnato cose fondamentali per la vita?

Sì, mi ha insegnato ad amare il prossimo fino al martirio. Il martire è quello che manifesta la libertà di offrire la vita per amore, proprio come ha fatto Don Aldo. In questo c’è stato un segno di predilezione di Dio per lui.



Le è rimasta impressa una frase significativa di Don Aldo?

“Bisogna essere pronti a morire per i nostri fratelli”.



Avrebbe seguito l’esempio di Don Aldo (donare la vita)?

Certo, a quei tempi non c’era altro da fare.



Ha conosciuto qualche parente di Don Aldo?

Il fratello Don Natalino che ha contribuito, insieme ad altri, a dar vita al “Villaggio del fanciullo” a Lucca.



Le hanno chiesto più volte di raccontare quello che sa su Don Aldo?

Al mio ritorno a Lucca, un po’ di anni fa, mi è capitato spesso di ricevere gruppi di ragazzi come voi che volevano sapere quello che ricordavo di D. Aldo; ora non più.



Don Aldo veniva a trovarla a Lucca?

Era molto unito a noi preti che ci occupavamo di accogliere i perseguitati. Spesso veniva a trovarci in Via del Giardino Botanico per chiedere consigli e suggerimenti.



Come se lo ricorda Don Aldo?

Aveva l’aria di non essere pieno di salute, sembrava fragile: parlava lentamente, non alzava la voce, pareva quasi timoroso; in realtà possedeva una grande forza spirituale.



Elisa, Michele, Veronica



Cap. 8
Fiano e Loppeglia ricordano Don Aldo



Dopo aver intervistato il pronipote di D. Aldo, Don Carlo Pieretti, Suor Alda, fratel Arturo Paoli, abbiamo pensato che non potevamo tralasciare di raccogliere le testimonianze di coloro che, nati e cresciuti a Fiano e Loppeglia, hanno conosciuto Don Aldo Mei direttamente.



Il 10/10/09 ci siamo recati a casa di Salvatore Gemignani di Fiano, da cui abbiamo ascoltato il racconto su D. Aldo e le risposte alle nostre domande.



Quando ha conosciuto Don Aldo Mei?

Ho conosciuto D. Aldo a dieci anni perché facevo il chierichetto.

Prima di andare a scuola, ogni mattina, noi chierichetti si andava alla Messa.

Mi ricordo nitidamente di quando per due volte, entrando in Chiesa, l'ho trovato prostrato, disteso sui gradini di fronte all’altare maggiore.

Era un prete severo, molto rigido,molto dedito alla sua missione, ora si potrebbe dire esagerato.

Secondo me era un bravo prete e un buon oratore. Le sue prediche, durante la Messa, erano lunghe, ma la gente lo ascoltava, aveva quasi il potere di attirarla. Don Aldo, come Vicario di zona – formata allora dalle comunità di Fiano, Loppeglia, Torcigliano, S. Martino e Monsagrati -, si recava, in certi periodi dell’anno liturgico, a “fare missioni”, a predicare nelle parrocchie vicine .



Don Aldo, le ha fatto catechismo?

No, sorvegliava soltanto. Lasciava che catechiste molto brave se ne occupassero.



Come mai D. Aldo, nelle fotografie, appare triste?

Era così, era difficile trovarlo sorridente, al contrario del fratello Don Natalino, che appariva aperto e socievole.



Le hanno raccontato qualcosa di particolare di D. Aldo?

Dedito alla sua missione di prete, partiva di notte per raggiungere i partigiani sui monti e assisterli spiritualmente.



Se D. Aldo fosse vissuto sarebbe stato un prete importante, così come lo è oggi per aver testimoniato il Vangelo fino al dono della vita?

E’ difficile dirlo, sono cambiati i tempi: non sarebbe facile, ora, accettare il suo rigore.



Il 17/10/09 siamo andati a trovare Vasco Manfredi e Idilio Ridolfi di Loppeglia per ascoltare quanto di D. Aldo si ricordano.



Mi trovavo sopra “Batoni”, alla Villa Pinciana – racconta Vasco -, ed ho visto quando di mattina i tedeschi portarono via Don Aldo Mei, il prete di Loppeglia, gente di Fiano e Loppeglia.

Da lassù, con il cannocchiale, ho visto tutte le persone rastrellate riunite nel cortile a Loppeglia e poi quando, a piedi, il gruppo, con i due preti in testa, si è incamminato verso “Piè di Scesa”.



Come era Don Aldo?

Ero un giovanotto allora; non ho molti ricordi di lui, qualche volta ci parlavo: era chiuso, riservato, non era tanto alla mano. A Loppeglia veniva poco, ad esempio nel periodo di Pasqua a confessare. In quel tempo, di solito, ogni prete stava nella propria parrocchia.



Don Aldo era molto votato alla sua missione – ci riferisce Idilio – era nato per fare il prete. Si dice che portasse una cintura, forse un cilicio, con cui autopunirsi.

L’ho conosciuto non come amico, ma come prete. Dato che ho frequentato tutte le classi delle elementari a Fiano, lo ricordo come insegnante di Religione. Quando veniva a scuola non si intratteneva tanto con i ragazzi, non era molto aperto con noi.

A Loppeglia non veniva spesso, solo in tempo di Pasqua a confessare o qualche altra volta quando i preti del vicariato si riunivano.

Era un prete bravissimo, dritto, rispettava tutti. Come prete era perfetto: faceva di tutto per riunire la popolazione, le sue pecorelle; la sua missione era quella di portare tutti al Signore, compresi coloro che frequentavano poco la chiesa e non andavano a Messa.



Il 24/10/2009 abbiamo raccolto la testimonianza su Don Aldo di Elia Di Giovanni di Fiano.



Quando hai conosciuto D. Aldo?

L’ho conosciuto quando avevo circa sedici anni.



Come lo ricordi?

Era un sacerdote da levarsi tanto di cappello; a Fiano ci sono stati vari sacerdoti, ma come lui nessuno. Una volta don Poli, parroco di San Martino, mi chiese se avevo conosciuto un altro prete come D. Aldo e io, decisa, risposi: “No!” Don Aldo non mi è mai uscito dalla mente.

Era alto, magro, un po’ curvo.

Non era espansivo, stava con gli occhi bassi; con i ragazzi era cordiale e tranquillo.



Che rapporti avevi con lui?

Lo incontravo quando andavo a Messa e, quando era possibile, partecipavo all’adunanza dell’Azione Cattolica. Una volta, all’adunanza, gli fu chiesto: “Ma i santi avevano difetti?” E lui: “Solo Dio è in perfetta santità”.



Hai qualche ricordo significativo su di lui?

Per sentito dire, una volta il vescovo gli chiese: “Vuoi andare in un’altra parrocchia?” Don Aldo rispose: “Se è per obbedienza parto anche stasera, ma la mia volontà è rimanere qui dove sono le anime che mi ha affidato il Signore”.

Ricordo poi quando mandava i bambini a cercare le castagne per venderle e con il ricavato contribuire a costruire una edicola sacra in “Pianello” dove collocare una statua di marmo della Madonnina regalata al paese di Fiano da uno scultore di Viareggio.

Mi è stato detto che la mattina dell’arresto, mentre si trovava a Loppeglia e stava per incamminarsi verso “Piè di Scesa”, dopo aver benedetto la gente che gli stava intorno, ha pronunciato queste parole: “Non so quando, ma ritornerò”. E’ tornato nel 1987, quando le sue spoglie sono state portate da Ruota a Fiano.



class="indent"Ti viene in mente qualche episodio particolare su D. Aldo a cui hai assistito personalmente?

Durante l’ora santa del venerdì, in chiesa, non molto tempo prima che lo arrestassero, l’ho sentito parlare col Signore, in ginocchio davanti all’altar maggiore: “Presto ci sarà un altro Venerdì Santo, chi sarà la vittima?”



Chi era per te D. Aldo?

Era un prete diverso da tutti gli altri: era tenace, voleva che ascoltassimo e mettessimo in pratica gli insegnamenti di Gesù.



La testimonianza che abbiamo ascoltato e raccolto il 14/11/2009 è quella di Vincenzina Perfetti, originaria di Fiano, trasferitasi a Valdottavo dopo il matrimonio.



Da lui ho ricevuto un insegnamento grosso – inizia così il suo racconto -: bisogna stare vicino al prete, soprattutto ad un prete come D. Aldo, che aveva un parlare sincero, limpido, chiaro, fluido, accessibile a tutti, data la nostra ‘ignoranza’.

Era una persona speciale. La sua bontà non aveva limiti; la parola che più ricorreva nei suoi discorsi era amore, per noi stessi come figli di Dio, e per il prossimo. Ci invitava e stimolava ad avere cura del corpo: il nostro corpo è sempre bello perché creato da Dio.

Era riservato, ma ti ispirava qualcosa di sublime. Quando lo vedevi ti chiedevi: “Chi ho di fronte?” “Una persona unica e particolare, pronta al sorriso ma anche al richiamo severo”.

Fisicamente non era perfetto, un polmone non gli funzionava, ma, nonostante ciò, aveva una forza interiore che gli permetteva di andare ogni notte, a mezzanotte, al cimitero facendosi un po’ di lume con un tizzone del fuoco. Non solo, ma si mortificava in continuazione portando in vita il cilicio (una specie di corda intrecciata che aveva delle spine); tutto questo non gli bastava: si mortificava nel mangiare e nelle cose superflue. La perpetua gli domandava all’ora di pranzo: “Cosa mangeremo oggi?” E lui: “Hai poca fede, aspetta il suono del campanone e vedrai che Dio provvede”.

La sua Messa era veramente vissuta: bisognava parteciparvi in modo da essere composti e decentemente vestiti: chi non lo faceva veniva redarguito pubblicamente. Saliva sul pulpito quando faceva la predica: ci spiegava i fatti salienti della Bibbia, gli Atti degli Apostoli e il Vangelo di Gesù espresso in una maniera viva.

La mia famiglia, religiosa e rispettosa, era contadina di D. Aldo Mei. Io andavo alle pecore nelle piane adiacenti alla Canonica, potevo parlare con la perpetua e anche con D. Aldo, il quale, quando mi vedeva, prima mi ascoltava cantare e poi mi diceva: “Brava Vincenzina, il cristiano deve essere sempre contento e sorridente, così da dar gioia a chi gli sta vicino”.

Era molto dinamico, specie con i giovani; ci portava a Passo Lucese, al Monte Procinto, alle Capannacce: aveva con sé il binocolo e ci faceva vedere il mare.

Ci incitava continuamente a leggere i libri dei Santi e anche quelli informativi: aveva messo su una biblioteca; non solo: tutti noi avevamo uno spazio in canonica dove ritrovarci e stare insieme sotto il suo occhio vigile, dopo aver assistito, la Domenica, al Vespro pomeridiano.

Quando l’hanno portato via, tutta la gente di Fiano che lo seguiva si è fermata alla ‘Portaccia’, in fondo al paese: lui ci ha benedetto dicendo di star tranquilli, poiché nessuno di noi sarebbe morto in quella guerra; ci ha esortato a comportarci sempre secondo la volontà di Dio, come ci aveva insegnato: “Arriverete così nella dimora che Dio ha preparato per tutti voi”.

Don Aldo è più che un santo perché quello che veramente conta nella vita me lo ha insegnato lui, che ha voluto a tutti i suoi parrocchiani indistintamente bene.



Elisa, Michele, Veronica



Il giorno 28/11/09, durante l’ora di Catechismo, abbiamo ricevuto la visita di Marina Ridolfi di Fiano che ci ha fornito notizie dirette su D. Aldo, dato che lei lo ha conosciuto e frequentato fin da quando fece il suo ingresso in parrocchia.



Quando l’ho conosciuto avevo circa dieci anni – racconta -. Aveva una vita tutta spirituale. Si trovò nel periodo della guerra. Lui faceva il prete, portava la Comunione a tutti, anche ai partigiani. Era sempre presente, notte e giorno. Seguiva molto la direzione spirituale, specie dei giovani. Il suo chiodo fisso era portare le anime al Signore, affinché avessero una vita di grazia, amassero Dio e il prossimo.

Era un figura magra, con gli occhi che brillavano quando parlava di Gesù: in quei momenti si trasformava.

Era molto dedito alla preghiera: un giorno sono andata in Chiesa e lo vidi in piedi davanti al Santissimo con le braccia aperte e distese; è rimasto così, in quella posizione a lungo.

Figura stupenda, si raccomandava sempre di pregare per la santificazione dei sacerdoti.

Chi non lo conosceva, al primo impatto, lo poteva reputare molto riservato, ma quando andavi a parlare da lui dimostrava la sua grande bontà. Meri, una giovane dell’Azione Cattolica, fondatrice insieme a D. Aldo dell’asilo infantile di Fiano intitolato al Sacro Cuore, tuttora in vita, dice che un colloquio con lui infondeva tanto amore verso il Signore che saresti stata pronta anche a morire.



Elisa, Michele, Veronica, Matteo Bandoni



Cap. 9
Conclusione. Riflessione degli “autori”



Ciao, io sono Elisa Rugani, ho 13 anni e vivo a Loppeglia.

Quest’anno, per prepararci alla Cresima, abbiamo deciso di lavorare sulla persona considerata tuttora la più speciale di Fiano: Don Aldo Mei. Studiandolo e cercando testimonianze scritte e dirette su di lui, abbiamo capito quanto è stato importante ciò che ha fatto durante la sua esistenza: ha contribuito alla crescita delle vocazioni, aiutato persone povere, quelle lontane dalla Chiesa, creato associazioni. La nostra catechista ci ha molto appoggiato in questo lavoro, ci ha aiutato nel ricercare testimonianze scritte ed orali su D. Aldo, nel provare ad accostare lo stile di vita di lui a quello di Gesù Cristo prendendo spunto dai Vangeli e da altri brani del Nuovo Testamento. Ora che siamo quasi alla fine del lavoro, posso dire che mi è rimasta a galla un’immagine di D. Aldo: quella del Buon Pastore.



Elisa



Ciao, sono Michele Poli e sono nato nel 1996, vivo a Fiano.

E’ da due anni che facciamo catechismo con Ilaria. Di lei mi piace molto quando ci porta fuori - così io “mi posso arrampicare!” -, per esempio quando siamo stati a Ruota a fare un’intervista al pronipote di Don Aldo Mei, quando prima di Pasqua siamo andati a trovare gli anziani della comunità parrocchiale o quando abbiamo partecipato alla proiezione del filmato sulla Terra Santa nella chiesa di Loppeglia.

Quest’anno abbiamo fatto questo lavoro su D. Aldo per preservare il ricordo di quel grande sacerdote.

Michele



Ciao a tutti, mi chiamo Veronica Angeloni, vivo a Fiano e ho 13 anni. Insieme alla mia catechista Ilaria, che è molto brava, a Michele ed Elisa, mi sto preparando per la Confermazione e quest’anno, come programma, abbiamo studiato la figura di un parroco che è stato molto importante per il nostro paese: lui possedeva una fede grande, aveva una carica di coraggio infinita, amore per il prossimo; lui è stato un vero e proprio esempio di Testimone di Cristo, insomma una vera forza della natura. Questo parroco si chiamava Don Aldo Mei e mi è piaciuto molto studiare una figura così speciale.

Veronica



Note



(1) Le testimonianze della madre sono state tratte da: Fausto Rossi, “L’amore non muore”.

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(2) Notizie tratte da: Don Aldo Mei, “Testimone sempre”.

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(3) Le informazioni su riportate sono state ricavate da: Don Aldo Mei, “Appunti di Cronistoria-Parrocchia di S. Pietro Apostolo, Fiano” registro manoscritto conservato nell'Archivio Parrocchiale di Fiano.

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(4) Testamento spirituale di Don Aldo: 4 agosto 1944.

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(5) L’Arcivescovo affidò, dopo l’8 Settembre 1943, ai sacerdoti Niccolai, Paoli, Staderini, Tambellini (Oblati del Volto Santo) il compito di accogliere i perseguitati e collocarli in luogo sicuro.

Torna al capitolo 7
Online dal 15 febbraio 2010

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